Dopo quattro anni di totale assenza, parte della collezione ottocentesca della Galleria d’Arte Moderna di Torino torna alla luce in una mostra dedicata (“Ottocento – Collezioni Gam dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento”), dove in particolare si intende approfondire la diversità tra pittura di figura e gli altri aspetti innovativi legati alle ricerche sul paesaggio.

Lo stile innovativo e il linguaggio sperimentale, utilizzato sia nella composizione che nella tecnica dei quadri, non erano stati all’epoca adeguatamente apprezzati, anzi sono stati oggetto di critiche da parte di stampa conservatrice e istituzioni accademiche.

La rassegna, aperta fino all’11 aprile, si è avvalsa delle nuove ricerche interpretative condotte recentemente da équipe di giovani studiosi i cui contributi hanno integrato e arricchito la critica tradizionale.

Gli studi attuati per la mostra sono pubblicati sul catalogo.

In esposizione 71 opere tra dipinti, pastelli, disegni di grande formato, sculture in marmo, gessi e cere.

Accanto a capolavori molto noti come Dopo il duello di Antonio Mancini, L’edera di Tranquillo Cremona o Lo specchio della vita di Pelizza da Volpedo, opere mai esposte, ma considerate dagli studiosi molto importanti.

Tra queste segnaliamo la tela di Enrico Gamba Ecco Gerusalemme, quella di Francesco Gonin Nobili in viaggio di cui è stata ritrovata la vera storia, e pure il titolo La guida.

Studio di castagni dal vero:  aggiornamenti resi possibili proprio dalle recenti ricerche per la mostra.

Il percorso espositivo è suddiviso in sezioni tematiche – Nascita di una collezione, Nuove sensibilità e ricerche, La pittura di paesaggio al Museo Civico, Dalla Scapigliatura al Divisionismo e Ricerche simboliste tra pittura e scultura – che aiutano il visitatore a una migliore comprensione dell’insieme.

Ad esse si aggiungono anche spazi monografici dedicati a tre grandi artisti torinesi che hanno influenzato il mondo dell’arte del periodo: Andrea Gastaldi, Antonio Piranesi e Giacomo Grosso.

La mostra vuole segnalare, oltre alla centralità della pittura di paesaggio, anche aspetti della pittura di storia e di figura.

Fino a metà ‘800, infatti, il genere legato al paesaggio sembrava centrale e il più apprezzato; nei decenni successivi invece alcuni giovani artisti hanno messo in crisi tali certezze sperimentando altre tecniche per rinnovare la tradizione della pittura di figura.

Tra i casi più interessanti si ricorda la tela La femme de Claude che avrebbe dovuto invece intitolarsi L’adultera.

L’opera del giovane artista Francesco Mosso, morto a soli 29 anni, ha inteso rappresentare il dramma moderno, quello di una giovane donna vittima della violenza del marito.

Il tema della donna nella mostra costituisce infatti un elemento importante, poiché da soggetto letterario dell’età romantica diviene figura sempre più aderente alla realtà contemporanea, come si evince dal quadro di Demetrio Cosola Il dettato e da quello di Giulio Aristide Sartorio La Sirena.

A conclusione della mostra, e per offrire al visitatore anche il punto di vista femminile, l’opera di Evangelina Alciati, prima donna ammessa e diplomata alla Regia Accademia delle Belle Arti di Torino, con la sua tela Triste madre che affronta il tema della maternità, seppur vissuta in condizioni di estrema indigenza.

È un quadro di grande forza e coraggio, che mette in luce proprio la sensibilità femminile, sempre pronta al dono e all’accoglienza anche nelle condizioni più precarie.

Per il Risveglio Popolare il nome di Evangelina Alciati non è del tutto nuovo, avendo avuto la possibilità di segnalarne l’opera quando, anni fa, l’Accademia delle Belle Arti di Torino le dedicò una mostra.

Si trattava di artista ignota ai più che era però riuscita a suscitare meritevole interesse nei confronti del contributo artistico delle donne nell’800.

Luisa Marucco

 

Redazione Web