L’Accademia Albertina del capoluogo, con la mostra “Neoclassicismi a Torino – Dal Settecento al giovane Antonelli” aperta al pubblico fino al 25 giugno prossimo, intende far conoscere ai visitatori un avveniristico percorso progettuale della città, elaborato tra ‘700 e ‘800, attraverso soprattutto i progetti e disegni originali di Alessandro Antonelli custoditi nei suoi caveau. A ridisegnare il centro nevralgico di piazza Castello, in particolare la sua cattedrale che appariva troppo piccola e non adeguata al ruolo di città capitale già ai tempi della sua costruzione (1400), avevano provato, nel corso del ‘700, Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri.
Da ricordare che anche successivamente al progetto di Antonelli, nel 1843 Luigi Canina propose un suo progetto che non intendeva demolire la cattedrale, ma ipotizzava una grande piazza e una nuova cattedrale di più ampie dimensioni situata sull’asse del seminario.
Ma fu proprio Antonelli (1798-1888), architetto novarese, nel 1832 a raccogliere la sfida e a lanciarsi in un progetto faraonico che avrebbe completamente modificato l’assetto dell’area antistante Palazzo Reale.
Allievo dei più importanti architetti del Regno, quali Ferdinando Bonsignore e Giuseppe Maria Talucchi, apprezzato e stimato, progettò la nuova cattedrale da edificare in piazza Castello.
Il disegno di Antonelli esposto in mostra, e accompagnato da puntuali relazioni descrittive delle varie fasi dei lavori da lui firmate, prevedeva l’abbattimento di Palazzo Madama, salvaguardando però l’avancorpo di Filippo Juvarra, da smontare in blocchi e rimontare poi nella facciata di Palazzo Reale.
L’enorme spazio risultante sarebbe stato più grandioso di piazza del Plebiscito a Napoli.
Il nuovo Duomo, pertanto, avrebbe inglobato Armeria, Biblioteca reale e Palazzo della Prefettura, e aveva anche previsto al posto di Palazzo Madama un’immensa fontana circolare.
La commissione dei professori dell’Accademia riconobbe il valore dello studio e apprezzò la grandiosità del progetto, tanto da affidare ad Antonelli la cattedra di Architettura, Prospettiva e Ornato dell’Albertina, cattedra che l’architetto novarese mantenne dal 1836 al 1857.
Fortunatamente, però, i costi di abbattimento e di realizzazione della nuova cattedrale fecero abbandonare la proposta.
Antonelli, che appariva visionario, ma non privo di realismo, aveva immaginato l’area di piazza Castello grandiosa poiché vedeva la città in grande espansione per merito del regno di Carlo Alberto, sovrano illuminato, divenuto re di Sardegna.
La sua prospettiva ben si adattava alle politiche del nuovo corso, collaborando a sostenerlo ed esaltarlo!
Come accennato il progetto non decollò, ma i documenti che lo illustrano, patrimonio dell’Accademia Albertina, consentono di conoscere le fasi che hanno preceduto l’attuale assetto della città.
Concorrono ad arricchire l’esposizione quattro vedute della Torino di fine ‘700, opera di Luigi Vacca, e poi i disegni originali delle scuderie di Palazzo Carignano provenienti dalla Biblioteca Nazionale.
Ancora da ricordare i disegni di Luigi Canina presenti all’interno di una suggestiva scenografia. A collaborare all’esposizione sono stati gli allievi dell’Accademia, corso di Fotografia di Fabio Amerio, che ha avviato un positivo scambio con il Centro ricerche, Innovazione tecnologica e Sperimentazione della Rai, e Massimo Voghera, che ha allestito uno dei modelli storici del suo corso di Scenografia.
Luisa Marucco
Redazione Web