Lo scenario rimane preoccupante ma le imprese piemontesi guardano con un leggero ottimismo ai prossimi mesi.
È quanto emerge dall’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre dell’anno, realizzata a marzo da Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte raccogliendo le valutazioni di quasi 1.100 imprese manifatturiere e dei servizi.
Un atteggiamento che Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione industriali di Torino spiega così: “Le imprese hanno beneficiato del calo dei prezzi di energia e materie prime, hanno avuto l’effetto di trascinamento di un 2022 superiore alle attese e goduto dell’allentarsi delle tensioni sulle ‘supply chains’ (le ‘catena di approvvigionamento’, che comprendono tutte le fasi del processo: dalla consegna dei materiali di base dal fornitore al produttore fino alla consegna all’utente finale, ndr). Infine, hanno iniziato a influire positivamente sulla competitività delle nostre imprese alcune trasformazioni strutturali, ad esempio gli interventi di efficientamento energetico. In prospettiva, non possiamo tacere che al di là del breve periodo, i rischi sono ancora molti: a partire da un’inflazione ancora elevata e persistente, all’effetto della politica monetaria restrittiva sul costo e la disponibilità del credito”.
I principali risultati dell’indagine piemontese indicano per il secondo trimestre del 2023, che le attese sulla produzione delle oltre 1.100 imprese piemontesi migliorano sensibilmente rispetto a quelle del primo trimestre: il 25,4% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 9,8% che si attende una diminuzione.
Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a +15,6% (era +4,0% a dicembre).
Il 21,1% delle aziende interpellate prevede un aumento dell’occupazione, contro il 4,5% che ne prevede la riduzione, per un saldo ottimisti-pessimisti pari a +16,6% (era 9,9% la scorsa rilevazione).
Trend positivo anche per gli ordinativi, con un saldo del +14,9% e un aumento di 13,5 punti percentuali rispetto alla scorsa rilevazione.
Tornano a crescere le aspettative sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a +3,0%, probabilmente grazie al rallentamento dei costi delle materie prime energetiche e, di conseguenza, della logistica.
Buono il livello degli investimenti, che interessano oggi il 28,4% delle rispondenti (era il 27,0% a dicembre).
Cala ulteriormente il ricorso alla cassa integrazione, che interessa ora il 6,1% delle imprese.
Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (80%).
Resta ampia la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), più ottimiste sui livelli produttivi (saldo +21,4%) e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo di 8 punti inferiore (+13,2%).
Chiara Genisio (agd)
Redazione Web