Suolo: bene comune o bene di consumo?”: questo il titolo e tema di un seminario organizzato – a 8 anni dalla pubblicazione dell’Enciclica “Laudato Si’” – dall’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro (PSL) della Conferenza Episcopale Piemontese.

Il seminario, che si terrà questa mattina sabato 10 giugno nel salone “Divina Provvidenza” di via Valentino Carrera 11 a Torino – si aprirà alle 9 con i saluti di Gaetano Quadrelli, incaricato regionale della PSL, e di monsignor Marco Arnolfo, arcivescovo di Vercelli e responsabile Cep per la PSL.

A seguire gli interventi dell’agronomo Leopoldo Cassibba (dal titolo “Dove eravamo rimasti?”), dell’architetto Fiorenzo Ferlaino (già dirigente dell’area ambientale e territoriale di Ires Piemonte, che parlerà di “Consumo di suolo”), della presidente della Società Italiana di Pedologia Eleonora Bonifacio (“Suolo e servizi Ecosistemici”), di Pier Paolo Simonini (docente di eologia Morale presso l’Issr del Piemonte Orientale, con il contributo dal titolo “Carezza divina e voce dell’uomo: il bene di un suolo comune”), dell’architetto Mauro Giudice (già dirigente della Regione Piemonte, che spiegherà perché “Serve un cambio di strategia”).

Al termine delle relazioni e prima delle conclusioni non mancherà un dibattito aperto ai presenti.

Qui di seguito pubblichiamo il testo che annuncia il seminario e ne spiega la relazione con la sempre attualissima enciclica “Laudato Si’”.

A otto anni dalla sua pubblicazione l’enciclica Laudato sì’ sulla cura della casa comune e in mezzo a tanto degrado umano e ambientale non cessa di proporci una profonda verità: “Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode” (LS, 12).

E non cessa, al contempo, di fare appello alla coscienza e alla responsabilità di ciascuno e di tutti affermando, con un approccio realistico e dominato dalla speranza, che “la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare” (LS, 13).

Nella situazione delle tante crisi morali, sociali, ambientali, istituzionali, politiche ed economiche che stiamo vivendo, tutte interconnesse, l’enciclica risulta oggi ancora più profetica perché grazie al paradigma dell’ecologia integrale mentre orienta l’attenzione per quella costitutiva correlazione tra unicità e dignità della persona, giustizia, pace e custodia del creato richiama alla conversione ecologica (personale e comunitaria).

Conversione che comporta per i cristiani “il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda” (LS, 217).

Tanti i risultati ascrivibili alla Laudato si’: l’attivazione di comportamenti socio-ambientali virtuosi, la diffusione di luoghi di riflessione e formazione, di eventi, di realtà, di pratiche innovative e efficaci, che l’hanno assunta come “parola” di riferimento: si pensi a “The Economy of Francesco”, alle “Comunità Laudato si’”, alle comunità energetiche…

Resta intatto il suo ammonimento di usare con accortezza e parsimonia concetti come “uso sostenibile delle risorse” e “crescita sostenibile” anteponendo a essi “la considerazione sulla capacità di rigenerazione di ogni ecosistema nei suoi diversi settori e aspetti” (LS, 140).

La sostenibilità per l’enciclica è cosa seria e comincia con la tutela del suolo, componente ambientale “di base” di “nostra madre e sorella terra” (LS , 217).

Un suolo che grida, all’unisono con i poveri, per le violenze inflitte a esso, per il dissennato consumo. Un suolo da coltivare e da custodire (cfr. Gen, 2.15), da servire e conservare.

Un suolo, risorsa limitata e non rinnovabile, che soffre, in particolare come superficie coltivabile, la tragedia dei beni comuni.

L’incontro intende, con il contributo di esperti e l’apporto di esponenti della società civile e delle istituzioni, riprendere considerazioni e sviluppare riflessioni che la Pastorale sociale e del lavoro svolge in tema a partire dalla prima decade del secolo.

Ci sorregge la convinzione che nel corso dell’incontro il dialogo a più voci sarà capace di indicare vie concrete e efficaci di risoluzione del problema del consumo del “bene” suolo.

Suolo che assolve molteplici servizi ecosistemici essenziali per la vita. Suolo da cui traiamo il 95% del pane (cibo) portato a tavola.

Senza suolo non c’è pane, senza pane c’è solo fame e se c’è fame non ci sono neanche giustizia e pace.

Redazione Web