Foto: Piergiorgio Bandella, caposquadra elementari, premiato dall’avvocato Perino e dalla maestra Carla Broglio.
Il gioco del calcio ha origini assai remote. In Cina, durante la dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.), si giocava a “Cuju”, un gioco che consisteva nel calciare una palla di cuoio, riempita di piume o capelli, in una rete fissata tra pali di bambù. Gli antichi greci giocavano a “Episkyros” e i romani a “Harpastum”. I Maya e gli Aztechi a “Pok-ta-Pok” o “Tlachtli”. Tutti questi sport erano molto simili al moderno calcio, nato con le regole attuali alla fine del XIX secolo.
In Valchiusella, a Drusacco, nel 1936 era stato fatto un campo sportivo ai limiti del paese, lato Vico, per agevolare l’effettuazione delle discipline sportive, militari e culturali del famoso “sabato fascista”. Proprio in questo luogo, giorni fa mi ricordava il trausellese Piergiorgio Bandella, classe 1929, di essere stato premiato per le sue doti atletiche e in qualità di caposquadra delle Elementari nel 1940 dall’avvocato Perino e dalla maestra Carla Broglio.
Il campo venne intitolato all’eroe Francesco Baracca, anche se oggigiorno si è persa la memoria di questa intitolazione, ma inaugurato ufficialmente solamente dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
Nel 1953, sempre in questo campo, fu giocato il Primo Trofeo Valchiusella, con le seguenti squadre partecipanti: Vico, Brosso, Trausella e Rueglio.
Negli anni successivi nacquero anche le squadre del Traversella, dell’Alice Superiore, del Vistrorio e del Drusacco.
Di questo torneo ne ha viva memoria il poc’anzi citato Piergiorgio Bandella, capitano della squadra del Trausella, nella quale aveva arruolato dei veri talenti tra cui il fratello Enzo e il castellamontese villeggiante a Trausella Antonio Barengo, i quali parteciparono e superarono il provino per entrare nella Juventus, ma con destini diversi. Enzo Bandella, classe 1934, ebbe il diniego del padre a proseguire la carriera non ritenendola idonea ad un ragazzo che, a suo avviso, avrebbe fatto meglio a pensare ad altre cose, tra cui cercarsi un lavoro. Diversa sorte invece ebbe Antonio Barengo, anch’egli del 1934, che venne inserito nella giovanile della Juventus e poi militò come professionista in altre squadre in qualità di centrocampista e attaccante. Nella squadra del Trausella c’era anche il villeggiante Cignetti, in seguito giocatore nella squadra dell’Ivrea.
Questo iniziale torneo, che fu molto avvincente per ognuno, venne giocato a Drusacco nell’estate del 1953, quando i giovani e i meno giovani avevano voglia di evadere ogni tanto dopo i pensanti anni della guerra e quelli della ricostruzione.
Il 3 agosto si giunse alla finale, con le due squadre finaliste, ovvero i rossoneri del Trausella e i granata del Brosso che avevano le seguenti formazioni: Trausella: Cignetti, Bandella I, Rolando, Bandella II, Formento, Viano, Barengo – Brosso: Doria I, Bovio, Rolfo, Ramanzin, Franzetti, Romano, Doria II.
Nella memoria collettiva vi fu un vero e proprio tripudio di pubblico, mentre i giocatori si produssero in bloccate e parate memorabili. Vi era anche il servizio bar, curato dell’Albergo Eden, prospiciente il campo.
Al dodicesimo minuto del primo tempo, per un errore della difesa avversaria, il brossese Franzetti segnò la prima rete della partita, ma ahimè anche l’ultima e unica della sua squadra. Poco dopo iniziò la rimonta del Trausella che segnò ben cinque goal due dei quali realizzati da Viano e uno a testa da Bandella, Formento e Barengo. Il capitano Piergiorgio Bandella restò stoicamente saldo al suo posto fino alla fine, pur se sofferente di uno strappo muscolare.
In conclusione, la partita terminò cinque a uno per il Trausella che così divenne la prima squadra vincitrice del torneo.
Il tifo era veramente tanto, ma sempre contenuto nei limiti del rispetto, quello che insegna il vero sport, fatto di sana competizione e di una certa rivalità che tuttavia non contemplava l’odio.
Tra gli spettatori più “infervorati” dei vari tornei, si ricorda il medico condotto, dottor Ezio Petitti, il quale gridava consigli tecnici dalle tribune in pietra del piccolo stadio.
“Ci si divertiva alla buona” dice un altro vecchio tifoso.
Una nota di colore fu il burlesco travestimento di Edoardo Saudino di Vico, familiarmente chiamato con l’esotico pseudonimo di Caimano, che in quegli anni era subentrato al fratello Battista (Tito ‘t Cafet) nel triplice compito di sacrista, campanaro e necroforo. Un pomeriggio “Caimano” si presentò al campo bardato da crocerossino, spingendo una vecchia carriola dipinta di bianco e con una enorme croce rossa sul fianco, destando l’ilarità generale.
In un’altra occasione invece, nel 1957, la partita fu sospesa con un minuto di silenzio in memoria del giovane calciatore trausellese Nazareno Mancinelli, poiché giunse improvvisa la ferale notizia della sua morte in un incidente stradale.
“Ci si divertiva ma si aveva sempre presente il limite di questa nostra euforia” prosegue l’anziano tifoso di cui prima e termina dicendo “Era un bel momento di aggregazione”.
Chi scrive ricorda i tornei estivi successivi, quelli degli anni ottanta che appassionavano anche chi, come il sottoscritto, non ha nessuno slancio né propensione per il calcio. Ma quelli erano momenti di gioco, di svago, mentre si ammirava in ogni caso l’impegno e la forma atletica dei propri amici. Si, perché ci si conosceva tutti.
In quegli anni vi era anche una nutrita componente femminile nelle squadre, la quale destava molta curiosità. Rammento che tra le tante giocatrici, molto talentuosa era Marina Bracco per la quale una sera si alzò un grido dagli spalti, dopo una sua strabiliante driblata: “Dai Marina ch’a t’è mej che Furino”, facendo ovviamente riferimento al giocatore juventino Giuseppe Furino.
Mi domandavo, ricostruendo brevemente questa storia, chissà quanti oggi sono a conoscenza del legame tra Drusacco e il calciatore ed eroe della Prima Guerra Mondiale Alberto Picco, cui è intitolato lo stadio di La Spezia?
Alberto Picco (1894 – 1915) fu tra i fondatori dello Spezia Football Club e fu giocatore e capitano della squadra, primo a segnare nella primissima partita. La sua carriera fu interrotta dalla leva militare che svolse nel corpo degli alpini dopo il conseguimento del diploma da ragioniere. Nei pochi mesi di guerra che fece prima di cadere, fu insignito di diverse medaglie al valore, anche per la battaglia sul monte Nero, a causa dell’audacia dimostrata e del suo ardimento. Il suo spirito doveva essere veramente forte se durante il conflitto si diffuse il modo di dire “fare cose da Picco” quando un militare compiva azioni eroiche e rocambolesche.
Ebbene la mamma dell’eroe e calciatore, Emma Giono, era di Inverso, frazione dell’allora Comune di Drusacco e per lunghi anni, dopo la morte del figlio, trascorse con l’altro figliolo le sue estati nella canonica di Drusacco, affittando un alloggio da don Andrea Rama prima e da don Emilio Grassis poi.
Ecco le piccole glorie del piccolo stadio in quel piccolo paese della minuscola Valchiusella.
Nel 2022, dopo anni di interruzione, si è riproposto il modesto campionato che ha visto sempre protagonista il campo sportivo di Drusacco e il calcio d’inizio della prima partita è stato dato da Serafino Vola, il quale, negli anni cinquanta e sessanta, appartenne a diverse squadre valligiane e fu protagonista di quella bella e sana epopea sportiva valligiana che abbiamo appena narrato.

