(Fabrizio Dassano)
Arrivato a Ivrea in serata sotto la pioggia, la ruota panoramica appena installata in piazza Freguglia mi ha ricordato vagamente il Prater viennese visitato negli Anni ’80, anche quella volta lì, sotto la pioggia. Ma ha pesato probabilmente nell’associazione di idee anche la fresca immersione nel clima da Mittel-Europa da cui ero reduce. Tornavo dalla breve vacanza-studio nella non vicinissima Slovenia: per fortuna avevo fatto il pieno là prima di affrontare il viaggio.
Peccato che il distributore sia così lontano da Ivrea, dal momento che la benzina verde l’ho pagata 1 euro e 20 al litro. Mi sono chiesto perché e… non ho saputo rispondermi. Perché se penso alle accise italiane sui carburanti (che vanno dal finanziamento della nostra guerra in Etiopia del 1935 all’ultima sul finanziamento del Decreto “Fare”) mi viene il mal di pancia.
In Slovenia tutti ti salutano con “Dober dan!” che vuol dire “buona giornata!”. Io l’ho capito dopo e, prima di perfezionare la pronuncia, sulle prime rispondevo ai saluti con “Doberdò”, che secondo me più o meno suona uguale ma che, mi hanno fatto notare, risulta essere il nome di un paese tra Duino e Gorizia. Quindi è come se fossi stato a Ivrea a salutare uno straniero con “Buongiorno!” e quello gentile e sorridente mi avesse risposto: “Strambino!”.
Lo sloveno è parlato come lingua-madre da poco più di 2 milioni di persone, stanziate principalmente in Slovenia, Italia, Austria, Ungheria e Croazia. È parlato anche in altri Paesi in cui sono presenti colonie di immigrati sloveni di una certa consistenza, come in Germania e negli Stati Uniti d’America. È considerata lingua autoctona in alcune zone di frontiera d’Italia dove gode di un regime di particolare tutela, come per i circa 61mila parlanti nella zona orientale del Friuli – Venezia Giulia, ma anche in Austria (dove ci sono tra i 20mila e i 50mila parlanti, concentrati soprattutto in Carinzia) e Ungheria (con 3mila-5mila parlanti, per la maggior parte residenti nella provincia di Vas).
Lo sloveno è presente storicamente anche in una zona molto circoscritta della Croazia, a ridosso della frontiera nord-occidentale con la Slovenia. Comunque oltre ad essere lingua ufficiale della Slovenia è “co-ufficiale” del Friuli-Venezia Giulia.
Varcata la frontiera con il passaporto per il cane Penny, procediamo per Pirano, la perla slovena dell’Adriatico che sembra un cameo di Venezia: il sole è abbacinante e piazza Tartini esplode letteralmente di luce. Il mare è calmo come fossero le acque del lago di Viverone e molte persone fanno il bagno. Anche qui la lingua co-ufficiale dello sloveno è l’italiano, te ne accorgi anche dalla segnaletica della toponomastica che è tutta bilingue: infatti la centralissima via “Leninova Ulica” è tradotta in italiano con “Via Lenin”.
Ci concediamo un giorno da turisti nell’ultimo clima estivo, davanti ad un piatto di calamari alla triestina, ripieni di prosciutto del Carso e formaggio, prima di affrontare la scalata del monte Hermada e le conferenze di Gorizia con un buon bicchiere di Teran.