(Graziella Cortese)
Qualcuno ha detto che sembra invecchiato di colpo (succede), qualcun altro ha sottolineato come al Festival di Cannes 2021 il suo film abbia riscosso undici minuti di applausi ma nessun premio. Vero anche questo: ma le perplessità sulla nuova opera di Nanni Moretti forse nascono dal fatto che si tratta della sua pellicola meno “morettiana”. Con qualche riflessione sulle tematiche noir, “Tre piani” si apre con le storie vissute all’interno di un palazzo romano.
Al primo piano vivono Lucio e Sara, coppia giovane e ben avviata nella carriera professionale: hanno una bambina di sette anni, Francesca, che viene spesso affidata alle cure di due vicini più anziani, Giovanna e Renato. Proprio quest’ultimo sembra avere problemi di un inizio di demenza senile, e quando va a passeggiare con la piccola Francesca per ore in un parco, o chissà, la preoccupazione diventa quasi angoscia.
Al secondo piano vive Monica, che aspetta un bambino: il marito Giorgio è un ingegnere spesso lontano per lavoro; la solitudine della donna diventa una “presenza” e i pensieri si accavallano difficili.
Infine all’ultimo piano dello stabile abitano Dora e Vittorio: sono entrambi giudici con un figlio di vent’anni che si pone in contrasto con i due genitori; e dopo una serata di bagordi e una guida spericolata attraverso la città di Roma il ragazzo investe una donna in un tragico incidente.
Un cast di alto livello accompagna gli spettatori; intanto per i protagonisti trascorrono quindici anni di vite parallele, a distanza di un pianerottolo. Nella pellicola, e forse nella vita, sono le donne a sembrare più forti e avere reazioni più aperte: si riflette sulla responsabilità delle proprie scelte e sul concetto di giustizia.
La sceneggiatura è stata tratta dal romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo: anche questa una novità per il regista romano, che da sempre predilige i soggetti originali.