Soffocata da altre notizie, più o meno importanti; fatti i conti dei docenti, che a volte sono in esubero e altre volte sono da cercare come oro; fotografati i bambini che per la prima volta varcavano i cancelli delle scuola; ricevuti gli auguri del Papa, del Presidente della Repubblica, del Ministro e dei nonni… insomma, compiuti tutti questi riti, finalmente si sono aperti i cancelli delle scuole per la ripresa delle lezioni. Riassunto delle puntate precedenti per chi torna sui banchi, controllo del livello di partenza per chi inizia un nuovo ciclo: e così si torna in quel luogo che è un po’ croce e delizia di studenti e insegnanti, e dove rimarranno sino a giugno, senza troppo sapere se in reclusione forzata.
Poche righe, giusto qualche parola ai genitori, agli insegnanti e ai ragazzi.
Ai genitori, i quali devono rendersi conto di essere i primi educatori dei loro figli. La scuola non è l’inizio e la fine del lavoro educativo: dietro (o davanti o di fianco, come volete, ma l’importante è non dimenticarsene) c’è la famiglia, e occorre tenerla ben in conto. Se non altro perché la scuola non diventi una sezione di partito o luogo di indottrinamento ideologico. È laicità dello Stato anche la possibilità di scelta che occorrerebbe concedere ai genitori perché decidano a quale scuola iscrivere i propri figli.
Una parola ai docenti. Non dimenticate mai che gli insegnanti più ricordati saranno quelli più seri, se non proprio quelli più esigenti. Traete pure dalle vostre classi degli industriali affermati, degli scienziati che passino ore in laboratorio elaborando scoperte surreali. Ma, per favore, non impostate un insegnamento unicamente orientato al lavoro. Insegnate ai ragazzi anche quelle cose “inutili”, che fanno tanto bella la vita. Le filastrocche. Le favole. Le poesie. La narrativa. La musica. L’arte.
E da ultimo ai ragazzi, che avranno già la testa piena di auguri e consigli. Non decidete da soli che cosa è utile studiare. Ignoriamo tutti che cosa riserva il futuro, e magari quella mezza paginetta che snobbata apre la strada a interessi che ora non riusciremmo nemmeno ad immaginare. Aspettate a giudicare insegnanti e professori, finché non avrete capito cosa vogliono trasmettere. Tenete presente che anche loro hanno faticato per poter insegnare, e meritano preventivamente rispetto per la loro competenza e il loro sforzo. Non limitatevi al numero delle pagine e delle righe per prendere 5,99 al compito in classe: coltivate curiosità e domande, che magari saranno più utili delle due nozioni obbligatorie.
Per conoscere il mondo si può benissimo partire dalla finestra della propria scuola o dai quadretti del quaderno di matematica. Basta volersi spingere sempre più in là di quello che si vede all’inizio.
Daniele Premoli