(Cristina Terribili)
ROMA - In queste ultime settimane i servizi sociali, le associazioni e altre organizzazione del terzo settore che si occupano di minori, di disabili, di chi è in difficoltà per differenti motivi, sono sotto una lente di ingrandimento che ne evidenzia attività negative ma, al tempo stesso, mette in luce buone pratiche, piccole innovazioni, attività di cui poter andare fieri.
Così com’è necessario che le nefandezze escano allo scoperto, e che si possano prendere i corretti provvedimenti per garantire il rispetto di cui ognuno è degno, è di contro fondamentale che non dimentichiamo che si possano sostenere tutti coloro che compiono quotidianamente un buon lavoro.
Chi si occupa di disabilità in estate esce allo scoperto, cercando di garantire un periodo di riposo alle famiglie e ai bambini, ai ragazzi o agli anziani in difficoltà; si organizzano vari modelli di soggiorni estivi.
La messa in pratica delle leggi per l’accessibilità sta rendendo le cose più facili a tutti: appartamenti adeguati per l’accoglienza delle persone disabili, spiagge fornite di carrozzine con ruote adeguate a percorrere tratti sulla sabbia, passerelle, scivoli per entrare in acqua. Alcune piscine sono anche dotate di sollevatori per favorire l’entrata e l’uscita dall’acqua.
I punti blu nelle stazioni e negli aeroporti consentono la migliore organizzazione possibile per i trasferimenti; treni con pedane che si sollevano, autobus con lo spazio per la carrozzina, facilitano chi ha una disabilità fisica ma anche un anziano o una futura mamma con un bel pancione.
Perché l’estate, la vacanza, godere di un tempo libero è un diritto di tutti. Della persona disabile e della sua famiglia.
La voglia di partire, di scoprire posti nuovi del mondo, di creare nuove amicizie, di uscire fuori da quelle mura di una quotidianità che diventa prigione, appartiene all’essere umano, fa parte dell’essenza propria di ogni essere umano. Senza distinzione di età, capacità motorie o cognitive.
Se un tempo i grandi gruppi di disabili, come i bambini delle colonie (per chi se li ricorda), vivevano in contesti isolati, con pochi contatti esterni, con regole, tempi e modi diversi, ora le offerte si moltiplicano. I gruppi organizzati da varie realtà associative che tutto l’anno lavorano a sostegno delle persone in difficoltà ci sono sempre e a volte sempre con tempi leggermente sfalsati rispetto alla vita degli altri. A volte per esigenze organizzative e a volte… per non dare troppo fastidio. Perché ancora non è facilissima e felicissima la convivenza. Qualche anno fa, un villeggiante aveva scritto una lettera di lamentele al proprietario di una struttura alberghiera, perché i suoi figli avevano dovuto soggiornare nello stesso posto con delle persone disabili. Degna di nota non è stata la lettera, ma la bellissima risposta dell’albergatore che difendeva non solo la sua scelta, ma che metteva in luce la gioia di ospitare persone facilmente pronte al sorriso, in grado di osservare e far vedere il mondo da un altro punto di vista.
Mentre dunque è possibile andare in Sudafrica per partecipare ad un safari con la propria carrozzina, c’è ancora chi si stupisce e guarda con diffidenza chi è diverso, imponendo ancora una volta una riflessione per la strada da percorrere verso una normalità che coinvolga tutti. D’altra parte chi ha più testa la deve usare, e non importa se ad usarla sono sempre i “soliti quattro”. Quando si tratta di raggiungere obiettivi importanti non è mai il caso di perdersi in sterili polemiche che dividono chi deve fare cosa, come quando e perché.
Felici esperimenti, in termini di integrazione nelle vacanze, sembrano quelli che prevedono la formazione di piccoli gruppi appartamento dove chi è disabile ha un corrispondente, più o meno coetaneo non disabile. Ad un occhio esterno potrebbero sembrare curiosi gruppi familiari, ed è proprio l’essere un piccolo gruppo, avere delle caratteristiche che permettono somiglianze con gli altri, fanno si che quella fase di diffidenza possa superarsi più facilmente.
Se è vero che la diffidenza nasce per tutto ciò che è diverso, sia esso cibo, persona, cultura, l’avvicinamento per piccoli passi è quello che consente di poter assaggiare qualcosa di nuovo, di renderlo possibile e di fare in modo che entri nella quotidianità.
Questi percorsi, lenti ma possibili, saranno gli unici in grado di garantire tutti, sopratutto chi si trova in una condizione differente da quella degli altri, senza dimenticarci mai che dall’una o dall’altra parte della barricata possiamo ritrovarci sempre tutti.