(Piero Pagliano)
Un posto di rilievo, tra i compositori del Novecento, spetta senza dubbio anche a Pietro Alessandro Yon (Settimo Vittone 1886 – Huntington, New York 1943), e non solo nel “piccolo Olimpo delle glorie canavesane”, dove già lo aveva collocato Federico Perinetti, quando gli dedicò un bel capitolo nel suo “De viris illustribus” (Personaggi egregi di Ivrea e Canavese, Bolognino Editore). E lo conferma anche la recente edizione della sua integrale opera organistica, registrata per Brilliant Classic da Tommaso Mazzoletti: “The Amazing Story of Pietro A. Yon” titola lo scritto che introduce, of course soltanto in inglese, la “sorprendente avventura” di un compositore nato da queste parti, ma destinato a trovare, anche grazie a un ammirevole virtuosismo esecutivo, il plauso delle grandi platee soltanto oltreoceano.
Nella breve biografia che gli dedicò, il canonico Giacomo Chiarodo ricorda il contesto familiare in cui si formò il musicista: “Pietro Alessandro Yon nacque l’8accla agosto 1886, quarto di dieci figli, da famiglia modesta, ma ricca d’ingegno, di cuore, d’iniziativa, e fu plasmato da una mamma di eccezione. (…) Cresciuto in un’atmosfera di dirittura e di austerità, il giovane ereditò dalla madre la squisita sensibilità e quella fine compostezza che domina e controlla sempre la sua ispirazione”.
E poi, su quella sensibilità e sulle sue non comuni doti naturali, si fonderà un percorso di studio di alto livello, anche per la qualità dei docenti che lo accompagnarono. Già a sei anni, il piccolo Pietro, sotto la guida del fratello maggiore Costantino, aveva cominciato a esercitarsi sulla tastiera; e quando il fratello musicista parte per l’America, Pietro diventa allievo a Ivrea del maestro di pianoforte Angelo Burbatti, con cui studia per tre anni e per cui conserverà sempre la più sincera ammirazione. E sarà lo stesso Burbatti a consigliargli di continuare gli studi presso il Conservatorio di Milano, dove si manifestò la sua vocazione per l’organo.
La successiva tappa della sua formazione si compie sotto la guida di Giovanni Bolzoni, direttore del Liceo Musicale di Torino. Ma la svolta che farà compiere al giovane adolescente il passaggio decisivo verso la creazione artistica avviene nei tre anni di studio presso la prestigiosa Accademia di Santa Cecilia a Roma, dove si diploma a pieni voti (Summa cum laude) in organo col maestro Remigio Renzi, in pianoforte (col famoso compositore Giovanni Sgambati, allievo di Liszt), e in composizione (con Cesare de Sanctis). Il ventenne Yon si trova così aperta una carriera di organista che comincia con l’incarico di sostituto nelle due chiese di Roma in cui era titolare il suo maestro Renzi, la Basilica di San Pietro e la Real Chiesa del Santo Sudario: un esordio che significava di fatto essere al servizio del Sommo Pontefice e del re d’Italia.
Yon conserva quell’importante incarico per due anni, dal 1905 al 1907, e dopo questo già notevole curriculum, il musicista canavesano è pronto per spiccare il volo verso traguardi ancora più ambiziosi. Così, nel 1907, il giovane organista ventunenne sale a bordo di una nave con un biglietto di sola andata per New York, dove lo aspetta il fratello Costantino, e dove realizzerà la sua Amazing Story di acclamato concertista e di fecondo compositore. Nel corso dei suoi studi musicali, Pietro Alessandro Yon si era dedicato in particolare alla grande opera organistica di Johann Sebastian Bach, che eseguì spesso nei suoi concerti e che, come riferisce Giacomo Chiarodo, interpretava in un modo più espressivo e personale rispetto alla tradizione del passato, facendo risultare l’opera bachiana più vicina alla sensibilità moderna.
Come compositore, Yon destinò la sua principale attività alle esigenze liturgiche (Messe, Mottetti, Salmi, Inni), ma non trascurò il progetto di rendere la musica organistica più autonoma rispetto all’ambito liturgico, pensando di poter avvicinare in questo modo quel particolare tipo di musica colta ad un più vasto uditorio di ascoltatori, compreso il pubblico infantile: “Ciò che nessuno aveva mai supposto possibile – scrive sempre Giacomo Chiarodo – lo osò e lo ottenne brillantemente il Maestro Yon: interessare i bambini all’organo. Sono rimasti celebri i suoi concerti per bambini nelle maggiori metropoli d’America”. Il “maestro” piemontese anticipò, con questa iniziativa pionieristica, le mitiche lezioni che, nella seconda metà del secolo, tenne il grande direttore Leonard Bernstein, con i suoi Young People’s Concerts (Concerti per la gioventù).
Tra le composizioni più originali di Yon non destinate al servizio liturgico restano i suoi “Dodici Divertimenti” per organo, una bella raccolta di pezzi “descrittivi”, con titoli che ne indicano il carattere di “poemetti sinfonici”: in Rimembranza, è evidente il richiamo al sentimento di nostalgia dell’esule che ha nel cuore i ricordi del passato infantile. Nell’elaborato Élan du coeur, lo stato d’animo di sofferenza espresso da dissonanze si stempera poi in un canto che si innalza e distende in più serene armonie, che si ritrovano anche nel successivo Hope (Speranza), dove il filo melodico ascendente sviluppa un motivo più luminoso.
Il Natale a Settimo Vittone è un bell’esempio di come l’arte di Yon sappia trasformare semplici temi popolari in sequenze sonore che richiamano l’atmosfera mistica della Natività con una dolce berçeuse. Ancora più mistica la “cantica” dell’Arpa notturna, che evoca angelici accordi tra terra e cielo. Mentre di altro tenore sono le due gioiose Rapsodie: quella “italiana” (Italian Patriotic Hymns and Piedmontese Dances), in cui il musicista esalta le glorie della propria nazione; e quella “americana” (American Rhapsody), in cui Yon celebra con enfasi riconoscente la nazione che lo aveva così fraternamente accolto.
In tempi recenti, la figura di Yon è stata rivalutata attraverso l’articolo pubblicato su Canaveis n. 40, Il maestro d’organo Pietro Alessandro Yon. Da Settimo Vittone alla conquista degli Stati Uniti d’America, di Doriano Felletti. La biografia del canonico Giacomo Chiarodo, Pietro Alessandro Yon. Compositore e concertista d’organo. Organista della Cattedrale di New York 1886-1943, è pubblicata a cura della Società Canavesana di Arte, Storia e Archeologia di Ivrea –Scuola Tipografica Davide Bolognino – 1947.