Nelle ultime settimane abbiamo tristemente ricevuto costanti informazioni su azioni di violenza, anche estrema, ad opera di giovani. Un recente report pubblicato da Fondazione Libellula evidenzia dati preoccupanti in merito alla valutazione che giovani intervistati hanno su tematiche quali stalking, gelosia, consenso e privacy.
Stalking e gelosia, per molti giovani intervistati, non sono manifestazioni di un profondo disagio ma “segnali di amore”. Cercare insistentemente qualcuno attraverso messaggi o chiamate non viene considerato un fatto necessariamente negativo, se alla base di questo comportamento c’è un interesse per la persona chiamata. Come se la “buona intenzione” superasse il giudizio verso un comportamento che, in chi lo riceve, potrebbe generare disagio e ansia al punto da costringere a cambiare numero o limitare le proprie azioni.
Condividere la posizione attraverso app di geolocalizzazione, ma anche chiedere insistentemente foto intime alla partner, o isolarla dalle proprie amicizie, baciare una persona senza il suo consenso o toccare una persona senza il suo consenso… per percentuali tra il 20 ed il 30% dei ragazzi intervistati tutto ciò non viene considerata una forma di violenza.
Anche tra le ragazze, in modo minore, serpeggia l’idea che in amore forme di controllo sono ammissibili. Questo è ciò che gli esperti chiamano la “romanticizzazione” di comportamenti di controllo e di violenza che rischia di non far comprendere i pericolosi campanelli d’allarme a cui fare attenzione e prenderne le distanze.
Altro dato allarmante quello relativo al consenso. La diffusione di immagini di una persona senza il suo esplicito consenso è qualcosa di accettabile per circa il 40% degli intervistati così come il 49% pensa che le donne abbiano bisogno di un uomo che le protegga.
Si tratta di fenomeni che devono destare allarme e che meritano la massima attenzione. Non a caso si stanno studiando con sempre maggiore interesse le forme di violenza in una relazione sentimentale tra adolescenti, anche valutando come tali esperienze non si limitino all’episodio in sè ma possano condizionare le relazioni successive ai primi amori e minare in modo duraturo l’autostima. Nella fase dell’adolescenza, spesso gli adulti commettono l’errore di minimizzare i sentimenti o la gravità di certi atti isolando ancora di più la vittima e contribuendo alla legittimazione della violenza.
Gli intervistati stessi sentono comunque la necessità di affrontare questi temi: una richiesta di dialogo e di confronto che non può essere ignorata. Non ci si può permettere ancora di avere timore di inserire un approfondimento specifico in merito all’educazione emotiva e sentimentale nelle scuole, negli oratori o nei luoghi in cui i giovani si ritrovano.
Non possiamo sempre e solo interrogarci sul perché di tanta violenza tra i giovani e non fare nulla.