(Filippo Ciantia)

Il 25 luglio si festeggerà la prima Giornata mondiale dei Nonni, fortemente voluta da Papa Francesco, che nella sua predicazione ha spesso sottolineato il valore degli anziani per le famiglie e soprattutto per i giovani.

Cristina e Giuliano sono diventati nonni per la prima volta nel fine settimana. La nascita di Agnese ha allietato la loro famiglia, permettendo anche a loro, all’ultimo momento, di entrare nella “categoria” che potrà festeggiare e, soprattutto essere festeggiata, tra due settimane.

In passato diventare nonni era semplicemente un elemento anagrafico: raggiunta una certa età si era nonni, perché figli e nipoti non mancavano. Oggi nel pieno del drammatico declino demografico, diventare nonni è un avvenimento. E come tale va festeggiato e apprezzato.

In un’epoca di gravi difficoltà economiche, ma anche di precarietà, incertezza e paura, domina la mancanza di una speranza solida e ragionevole. I governi stessi sono allarmati. I cinesi, terrorizzati dall’invecchiamento di una immensa popolazione, promuovono la “politica dei tre figli”, sperando così di evitare il sorpasso demografico dell’India, avviata ad essere il Paese più popoloso del globo.

Godiamoci allora lo “status symbol” di nonni, cercando di scoprirne il valore vero, celato nella parola stessa.

Nell’antichità, soprattutto in Egitto, nonnus e nonna indicavano monaci o monache di grande saggezza, guide sicure delle comunità monacali. Altri fanno discendere il nome dal greco nous, pensiero, o noein, pensare. Oppure dal latino dominus, signore.

In queste radici antiche e partecipate da diverse culture, pesca il senso profondo di questo avvenimento nella vita dell’uomo.

La nostra epoca ci permette di vivere questo passaggio non solo in termini anagrafici, ma di cercarne il senso civile, storico ed etico, senza ridurlo al soccorso assistenziale ai genitori impegnati nel lavoro, oggi poco amico della famiglia. Questi “alberi che continuano a portare frutto” anche se sembrano piegati dai venti della pandemia e dell’età, possano essere esperti della speranza che viene da tanta vita.

“Il futuro di un popolo suppone necessariamente questo incontro: i giovani danno la forza per far camminare il popolo e gli anziani irrobustiscono questa forza con la memoria e la saggezza popolare” (Papa Francesco)