(Fabrizio Dassano)
E chi lo dice che certe cose succedono solo nei film americani? Prendete cosa mi è successo lunedì e iniziate a pensare alla potenza della vostra mente: essa vi aiuta e vi fa riflettere su tutte le incombenze da affrontare dal momento in cui abbiamo riposto il pigiama sotto il cuscino; ma a volte qualcosa si inceppa e allora un normale lunedì mattina si può trasformare nel peggiore degli incubi.
Sono circa le 6,20 e siamo nella campagna ancora immersa nell’oscurità a qualche chilometro dalla città. Suona una sveglia telefonica che pone fine ad un sonno immersivo e la mente mi fa ricordare che devo assolutamente andare a recuperare una raccomandata alla posta, al lato sud della città: Multa? Condanna? Scomunica? Dannazione? Cosa sarà mai?
Kafkianamente arrivo davanti alla porta dell’Ufficio Postale sotto un diluvio scrosciante: in fila non c’è nessuno! Mi consegnano due bollette telefoniche vecchie da pagare (pensavo di averlo fatto tramite il sito del fornitore), ringrazio ed esco. Poi torno subito indietro e chiedo di pagarle. La giovane operatrice mi prende il bollettino e lo mette in una macchina. Uso il bancomat. Al momento di digitare il pin una visione mentale bianca mi appare invece dei numeri. Rimango bloccato. Quella mi guarda. Io non la guardo perché mi vergogno.
Inizia una cabala mentale: 34 37 2 oppure 43 73 3? Per farla breve faccio tre tentativi poi tutto si blocca. Mi metto in testa che se vado al mio bancomat, la familiarità con l’ambiente e la tastiera amica, sicuramente mi faran tornare in mente la sequenza. L’operatrice mi dice che ho tempo fino alle 13.30 per tornare e pagare altrimenti annulla tutto. Riprendo l’auto sotto una pioggia tremenda, vado in centro città, pago il parcheggio, vado a piedi alla banca, infilo il bancomat, digito il numero e mi compare una scritta: “Hai di nuovo sbagliato!”.
La porta è chiusa ma negli uffici c’è qualcuno. Non riesco ad entrare. C’è un numero di telefono. Parlo con una impiegata al telefono a 5 metri di distanza che mi spiega che c’è anche il citofono per parlare. Potenza della mente! Comunque mi fa entrare senza appuntamento. Prendo il numero, il 35 e aspetto. Cosa dico adesso, che sono un mentecatto? Tocca a me e gli dico vergognosamente cosa mi è capitato. Lei mi dice che non è un problema: sul mio telefono c’è il pin. Come c’è il pin? Io non lo sapevo. “La guido io” dice lei. Mi fa aprire l’app e come d’incanto con tre semplici operazioni ecco che non appare il pin.
Allora mi prende il telefono, controlla sul terminale e mi dice che con i tentativi alla posta ho bruciato il mio bancomat che mi strappa dalle mani. Quindi estrae dei forbicioni: mi ritraggo e sono pronto a difendermi colpendola con il mio borsello in testa. Invece lei taglia il mio bancomat davanti ai miei occhi inorriditi, come la più brutale esecuzione dello stato islamico. Lo fa a pezzi e lo butta. Come se nulla fosse sparisce dietro una porta segreta e quando ritorna mi porge una busta bianca: “Ecco il suo nuovo bancomat”. Esco, corro alla macchina, torno all’ufficio postale, entro con il cuore in gola, non devo miracolosamente aspettare perché non c’è nessuno! Torno dall’operatrice postale e trionfante apro la busta con il nuovo bancomat. “Guardi che non può più pagare questa bolletta con il bancomat, solo in contanti”.
Ormai è una guerra. Mi sembra di dover espugnare un bunker nemico di cemento a colpi di bombe a mano e pugnale, nell’ora del mattino in cui tutti sono davanti ad un cappuccino fumante con croissant.
Esco, giro l’angolo, vado al postamat, ma per vedere il pin devo grattare una zona argentata della lettera. Con le unghie niente da fare. Mi tasto ovunque e non ho neppure una moneta in tasca. Torno alla macchina sotto la pioggia e sotto il sedile trovo due centesimi. Gratto, esce il numero, prelevo e pago in contanti. Sono esausto.
Mi accascio sul sedile senza nemmeno la forza di mettere la chiave nel cruscotto. E fuori piove.