Il 22 dicembre scorso la Giunta regionale del Piemonte ha approvato la delibera proposta dall’assessorato alla Politiche Sociali per l’istituzione del cosiddetto “tutor socio-sanitario”, una nuova figura con il compito di accompagnare le persone senza fissa dimora nella presa in carico socio-sanitaria. Grazie alla Convenzione con la “Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora” saranno possibili interventi di supporto, sostenuti con uno stanziamento di 150mila euro e dall’azione di 30 volontari e operatori qualificati.

Secondo i dati dell’associazione “Bartolomeo &C.”, nella sola città di Torino i senza fissa dimora sono circa 2500 e, accanto a chi è costretto a vivere per strada per motivi economici e sociali, aumentano le persone con problemi legati alle dipendenze e alla sofferenza psichica e psichiatrica. Avere competenze specifiche per intervenire con le persone senza fissa dimora è il primo passo per entrare in contatto con chi si trova in una condizione di isolamento e di disagio: per far fronte alle necessità di chi ha caratteristiche psicosociali molto particolari è tuttavia fondamentale una rete di servizi ed una rapidità di intervento che auspichiamo sia già stata avviata.

L’intervento sulla persona senza fissa dimora non può essere limitato ad una mera accoglienza o alla somministrazione di un pasto (per quanto si tratti di risposte fondamentali nell’immediato), ma deve garantire un ritorno ad una vita dignitosa attraverso una progettazione ed una presa in carico globale, ma nello stesso tempo specifica: perché chi vive sulla strada non lo fa mai per scelta.

Certamente vi sono situazioni meno complicate su cui è più facile intervenire, mentre chi vive in condizioni di grossa dipendenza da sostanze (alcool, droghe, azzardopatie) o in condizione di disagio psichico, mette a dura prova una progettualità che deve obbligatoriamente essere sistemica, che deve aver già previsto accordi, protocolli di intesa tra strutture sanitarie e socio assistenziali e di recupero. Solo attivando un percorso guidato molto chiaro e definito si può pensare di accompagnare adeguatamente queste persone.

Non dobbiamo dimenticare che le condizioni di disagio sociale o di povertà estrema hanno bisogno di ripristinare una rete sociale ed affettiva. Accanto al sostegno materiale di primissimo intervento, va contestualmente ripristinato anche un contesto sociale positivo in cui poter re-inserire chi vive in una condizione di privazione. In questo bisogna fare attenzione perché non basta un tutor; sono necessarie “reti di sostegno” sul tempo libero in grado di accogliere e di ampliare i bisogni di relazione, di amicizia e di affetto.