(Graziella Cortese)
Secondo un sondaggio lanciato dalle edizioni Hearst Italia, il 74% degli intervistati preferirebbe vedere un film in una sala cinematografica e non in streaming davanti a uno schermo in casa. Segno che la passione per la settima arte non è diminuita, nonostante i tempi difficili della pandemia.
L’ultimo film di Bezucha riporta in scena un Kevin Costner invecchiato, ma perfettamente calato nel ruolo. L’atmosfera è grigia, all’interno di ambientazioni rurali: siamo negli anni ’60, nello stato del Montana. George Blackledge è uno sceriffo in pensione, e insieme alla moglie Margaret lavora nel loro ranch, conducendo una vita tranquilla e operosa. Vivono con loro il figlio James e la nuora Lorna, insieme al loro bambino Jimmy.
Tutto diventa improvvisamente cupo quando il figlio della coppia perde accidentalmente la vita in seguito a un incidente a cavallo e dopo qualche anno Lorna decide di risposarsi e trasferirsi nel Dakota insieme al nuovo marito, Donnie Weboy. Ai coniugi Blackledge il cambiamento non piace: Weboy sembra un tipo violento e poco raccomandabile, ma nonostante il loro parere contrario la giovane nuora si trasferisce nella nuova casa.
George e Margaret decidono così di partire per mettere in salvo il loro nipotino riportandolo a casa. L’avventura diventa un vero e prorio western dai toni opachi e malinconici; la casa dei Weboy è un luogo piuttosto tetro, governato dalla matriarca della famiglia, la signora Blance, donna malvagia e dallo sguardo carico di odio, che ha trasformato la sua dimora in un covo criminale.
La vicenda è tratta dal romanzo omonimo di Larry Watson (2013), una narrazione che sottolinea il disincanto di un’America improvvisamente invecchiata. Per noi spettatori il sogno americano pare già lontano… ma forse nel finale si recupera un po’ di speranza.
Buona estate!