Domenica 7 maggio ho partecipato a un interessante incontro organizzato a Inverso dall’Azione Cattolica diocesana, per approfondire l’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”.
Dopo la celebrazione eucaristica presieduta da don Giuseppe Sciavilla e il pranzo comunitario, don Piero Agrano ha introdotto l’enciclica sintetizzando i punti salienti del 1° capitolo.
Poi è toccato a me condividere con i presenti alcuni temi che il Papa ha trattato.
Molti sono i fenomeni che stanno rischiando di disgregare la pacifica convivenza tra i popoli e che minacciano la coesione delle nostre società: guerre (la “terza guerra mondiale a pezzi”), devastazioni climatiche e ambientali, aumento impressionante delle disuguaglianze economiche, corsa al riarmo, repressione dei diritti umani universali, persecuzioni religiose anche cruente.
Questi sono alcuni dei “mali” che affliggono il nostro mondo contemporaneo e che Papa Francesco ha denunciato con la sua enciclica. Ci siamo chiesti: com’è possibile non perdere quella speranza di cui il Papa parla nell’ultimo paragrafo del 1° capitolo?
Com’è possibile evitare di cadere nella disperazione, di scivolare nell’individualismo, nel ripiegamento su noi stessi, sul nostro piccolo utile particolare?
Com’è possibile resistere al fascino dei miti del benessere, del consumismo, della crescita economica illimitata?
Com’è possibile non cedere alle lusinghe delle ideologie totalitariste che promettono di mettere a posto le cose e come continuare a credere che impegnarsi nel sociale e nella politica non sia del tutto inutile, una mera “fatica di Sisifo”?
Chi o che cosa potrà salvarci dal disastro, dalla caduta nel baratro, dal caos che molti profeti di sventura stanno catastroficamente annunciando anche ai giorni nostri?
Il Cristianesimo e, prima ancora l’Ebraismo così come altre grandi religioni dell’umanità, ha già da secoli dato una risposta a questi inquietanti interrogativi.
Si tratta di fare propri, di “introiettare”, i grandi valori della fraternità universale, della non-violenza, della giustizia umana e sociale, dell’amore, del servizio del prossimo.
Per far sì che tali valori portino frutti occorrono però, in ogni epoca storica, uomini e donne di buona volontà che s’impegnino in politica e nel sociale al servizio del bene comune così come, in un recente passato hanno fatto Alcide De Gasperi e Giorgio La Pira, Gandhi in India, i grandi Santi sociali piemontesi, come la nostra beata Antonia Maria Verna vissuta in un periodo storico molto più tormentato dell’attuale.
L’impegno di tanti uomini e donne contemporanee di buona volontà servirà a cambiare il mondo, a realizzare il Regno di Dio sulla terra?
Non spetta a noi stabilirlo.
Abbiamo comunque tanti esempi da seguire e per noi svetta quello di Gesù Cristo, confidando nell’efficacia della preghiera d’intercessione e nella Provvidenza di Dio che non abbandona mai il suo popolo, neanche – e soprattutto – nei periodi più drammatici della sua storia.
Mario Zannini
Redazione Web