Come annunciato il mese scorso, durante l’estate la Casa “Regina del Cielo” di Inverso in Valchiusella è meta di iniziative che l’AC ha organizzato, perché la parrocchia dedicata alla Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta diventi luogo di buone relazioni umane in genere, ecclesiali in particolare. I.

E così dal 19 al 26 giugno, la Casa ha ospitato un gruppetto di ragazzi della scuola primaria e media, dando loro l’opportunità di trascorrere un’esperienza di vacanza in un clima di ascolto della Parola di Dio presente nella bellezza del creato, partendo dall’enciclica “Laudato sì”.

I giovani animatori provenienti dalla parrocchia di Torre Balfredo hanno saputo armonizzare le varie attività in programma, trovando anche il tempo di partecipare a momenti di formazione pensati per loro.

L’argomento del primo di questi incontri è stato scelto dai ragazzi stessi: la vocazione religiosa, partendo dall’esperienza personale dell’assistente per arrivare alle vocazioni in generale, non solo religiose.

Pensavo di riprendere qualche tema già affrontato, quale i segni di Dio nella natura e nel cosmo. Ma il suggerimento che mi fate mi intriga e posso in qualche modo legarlo al precedente, anche come testimonianza personale”  ha risposto loro don Piero Agrano.

Ed ecco che, dopo aver ascoltato con interesse il racconto della vocazione personale del sacerdote, i ragazzi hanno riflettuto sulla “chiamata”: “Di Dio non si sente parlare molto in giro: rischia di diventare un tabù. Ma di Dio si è alla ricerca molto più di quanto appaia”, ha esordito don Piero.

E ha continuato proponendo di immaginare un percorso per arrivare almeno a sfiorarne il mistero: “Si potrebbe iniziare pensando alla sensazione di meraviglia che si prova davanti alla natura – dice –, quando questa si presenta nella sua vastità e nella sua bellezza. Da questa esperienza si può arrivare al ‘cosmo’, che, nonostante le ombre scure determinare dal male e dalla sofferenza, è rassicurante e dà fiducia. È a questo punto che, nel rapporto con la natura ed il cosmo, si può avere il presentimento del divino”.

Spesso si rappresenta Dio come un essere lontano, che sta in cielo, un Dio creatore che al termine della sua opera si è disinteressato della stessa. Ma Gesù è venuto a dare un volto ed un nome a Dio ed ha chiamato altri a condividere la sua missione.

E questa chiamata, se ha una risposta, può essere definita “vocazione: Dio ci chiama attraverso la vita nostra e quella degli altri”.

Quando ci interroghiamo su cosa ci piace fare, in che cosa possiamo essere utili, siamo alla ricerca della nostra vocazione?”, chiedono i ragazzi.

Sì, è Lui che chiama e chiede di rispondere in linea con il suggerimento del Vangelo: far fruttificare i propri talenti”.

Col secondo incontro, verso il termine della settimana don Piero ha voluto sensibilizzare sul tema dei disturbi alimentari, prendendo spunto da una notizia apparsa su “La Stampa”: si invitavano giovani anoressiche a produrre provini per un programma televisivo. “Abbiamo riflettuto su questa notizia che a noi è sembrata scandalosa e, più in generale, sulla condizione di chi soffre di disturbi alimentari e della difficoltà ad uscirne. Abbiamo compreso la gravità delle situazioni di disagio che provocano disturbi quali l’anoressia”, ha commentato una ragazza.

  1. A metà settimana è stata la volta dell’incontro con l’assistente giovani don Giuseppe Sciavilla, tema: “I social-network e la convinzione di interpretare la realtà” sviluppato nei suoi cinque punti fondamentali: conoscere il medium; social e media tradizionali; aspetti politici che implicano questi nuovi media; distinguere il vero dal falso sul web; per un uso intelligente e vigile dei social.

I ragazzi hanno approfondito la materia e hanno condiviso la conclusione di don Giuseppe: “Certo Facebook non è la quintessenza della cultura accademica, ma snobbarlo è sbagliato. Sintetizzare i concetti e utilizzare i termini più idonei a esprimerli rappresenta una vera e propria traduzione del nucleo centrale del pensiero personale”.

Per quanto possa sembrare una formulazione “in pillole”, se questa vuol essere realizzata con efficacia ha bisogno di affidarsi alle indicazioni di una metodologia del linguaggio comunicativo, oggi ancor più valida nell’affrontare la comunicazione attraverso le più sofisticate tecnologie.

Il proprio post va formulato come se fosse il frutto di un vero e proprio obiettivo comunicativo, che risponde sempre alla domanda: “Che cosa voglio dire di questo argomento o di questo fatto?”.

Fissata bene l’idea di fondo, si tratta di scegliere le parole e comprendere la psicologia di chi riceverà il messaggio che potrà rilanciare presso altri amici.

Si pensi solo alla differenza che esiste tra il dire a un solo amico: “Hai letto il tal articolo sul tal quotidiano?” e il segnalare su Facebook quell’articolo, che tutti gli amici troveranno sotto gli occhi quando apriranno la pagina del loro profilo.

Forse non saranno d’accordo con il commento o con le idee dell’articolo, ma, intanto ne verranno a conoscenza.

Allo stesso modo si dica di un passo di una trasmissione televisiva che è sfuggita e che si vuole commentare.

Ogni aspetto può diventare oggetto di una attenta e rapida segnalazione, commentata con professionalità.

Quello dell’identità culturale e del patrimonio dei valori è quanto deve essere presente nella coscienza di chi avverte il bisogno di testimoniare la verità in un mondo che ha modificato il modo di concepire la realtà in senso individualistico e relativistico.

Non intervenire utilizzando gli strumenti dell’universo mediatico per fare educazione su valori e concezioni di vita, vuol dire collocarsi fuori dal mondo e recitare il ruolo consolatorio di chi loda il passato, ma non sa come tradurne il senso a beneficio del presente.

Non apportare ai social una linfa di mature riflessioni significa consentire che prenda sempre più piede una mentalità soggettivistica e massificata che incrementa valutazioni e comportamenti errati nella vita reale.

Dunque, se è vero che i media sono una scuola extra-scuola, questo canale è una piccola scuola, accanto ad altre che sfruttano le tecnologie – ha concluso don Giuseppe –. Tenervi accesa una scintilla di saggezza e di orientamento del pensiero può incidere sul singolo utente, suggerendo riflessioni mature e atteggiamenti mentali che poi si traducono in comportamenti reali nella vita quotidiana”.

III. Si è riferito sugli incontri formativi dei ragazzi, ma questi, insieme ai piccoli, hanno vissuto altre interessanti esperienze quali il bel momento conviviale offerto dal parroco don Matteo Somà nella sua casa parrocchiale di Vico, la visita alla cascina “della Dori” con le pile altissime di balle di fieno accatastate in cima alle quali le galline riescono ad andare a deporre le uova, i giochi nei prati circostanti la cascina stessa messi gentilmente a disposizione dei ragazzi, l’esperienza della processione per le strade di Vico in occasione della festa patronale…

E quasi al termine della settimana, il 25 giugno i giovani di Torre Balfredo sono stati raggiunti da quelli della comunità di Argentera per vivere insieme una giornata particolare: con pranzo al sacco ecco affrontare un pellegrinaggio a Cima Bossola con meta la statua della Madonna di Nostra Signora di Palestina, della quale si è letta lassù l’affascinante storia.

Ricorreva la festa del Cuore Immacolato di Maria: ottima occasione per arricchire di spiritualità la salita recitando il Rosario guidato, decina per decina, da piccoli gruppi di ragazzi e approfondendo via via i misteri della gioia.

Al ritorno eccoli tutti impegnati nella preparazione dell’apericena da offrire ai partecipanti alla preghiera di Taizé in programma la sera stessa: altra esperienza per qualcuno inedita e con la presenza di due monaci, due frères della comunità francese, oltreché dei giovani della Pastorale giovanile diocesana.

Ringraziando i ragazzi per aver risposto alla “chiamata” di Inverso, è stato chiesto loro di esprimere qualche commento personale.

Eccone alcuni che ne sintetizzano anche altri: “Settimana molto formativa e rilassante, trascorsa circondati dalla natura: i momenti di ‘gioco’ alternati ad interessanti momenti di formazione e dialogo mi hanno permesso di ritrovare la convivialità che si era un po’ persa durante il periodo di lockdown. Una bella esperienza che spero venga riproposta!”.

Una ragazza aggiunge: “Di sicuro gli incontri con i don mi hanno coinvolta molto, perché anche se magari sapevo già qualcosa sugli argomenti che abbiamo trattato, grazie alle loro spiegazioni approfondite e alle argomentazioni/discussioni che abbiamo avuto tutti insieme sono riuscita a capire maggiormente alcuni concetti che non mi erano abbastanza chiari. Mi sono piaciute molto anche le passeggiate che abbiamo fatto, soprattutto l’ultima, perché, oltre ad aver recitato il Rosario (non lo facevo da molto tempo) ho conosciuto persone nuove e ho fatto amicizia con delle ragazze molto simpatiche. Ringrazio per aver avuto l’occasione di passare una bellissima settimana su ad Inverso dove mi sono sentita veramente accolta”.