Il lieve differimento, dal giorno 2 febbraio, quello scelto da 26 anni per la celebrazione della “Giornata Mondiale della Vita Consacrata”, al successivo sabato 5, si è rivelato forse provvidenziale anche perché capace di offrire un’altrimenti non così immediatamente percepibile contiguità: quella tra due messaggi, insegnamenti “forti”, che paiono diretti proprio a chi assecondi una vocazione.
Il primo.
Sappiamo che il 5 febbraio la Liturgia del giorno propone, tra l’altro, l’icona offerta dal Vangelo di San Marco, con l’immagine di Cristo che prova “compassione” per quella folla che gli pare come di “pecore che non hanno un pastore”: sicchè deve assumersi Lui stesso l’incarico di “insegnare loro”.
E, il secondo, nella Liturgia della appena successiva domenica 6 febbraio, dapprima affidato ad una narrazione che pare richiamare ciò che oggi si dice “storytelling” o, meglio, un esempio di “case history”: con la “cronaca” di un travaglio.
Il travaglio di Isaia, costretto a misurare la distanza tra la sua minorità, la sua finitudine di uomo: “un uomo dalle labbra impure io sono” e l’esigente evidenza cui non può sottrarsi: “eppure io ho visto”, sicchè si risolve non già a “rassegnarsi”, bensì a “consegnarsi” al compito pensato per lui: ”eccomi, manda me”.
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Davvero, se si fosse cercato di concepire un momento, scorrendo il calendario, così propizio per porre la “Giornata della vita consacrata” sotto la protezione del Padre, sarebbe stato difficile individuare un “fine settimana” così promettente di grazie e spunti per la meditazione, per la preghiera, per la contemplazione.
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Il video che volentieri il “RisveglioWeb” ha messo a repertorio in questa bella mattina, incoraggiata anche da un sole tiepido, alla Chiesa di San Francesco in Rivarolo Canavese, racconta proprio di un momento di preghiera e riflessione comune, che il Vescovo Mons. Edoardo Aldo Cerrato ha condotto con una numerosa rappresentanza di appartenenti a Ordini e Congregazioni maschili e femminili che pregano e lavorano in Diocesi.
Tra i molti che hanno arricchito la mattina, ne abbiamo “ritagliati” tre, che pure sono un documento di oltre 30 minuti (un tempo lungo, per il web), che, tuttavia, si ascoltano come un racconto avvincente e persuasivo.
Il primo (il montaggio riflette non le cadenze cronologiche, bensì quelle “contenutistiche”) che scorre nel video è l’omelia, nel corso della quale il Vescovo ricorda anche l’attualità della figura di Sant’Agata, la Santa che “non tenne in considerazione la prosperità terrena, ma di cuore seguì ci Comandamenti di Dio” e “più forte degli uomini violenti che la torturavano, offrì le sue membra al Martirio”.
Il secondo racchiude la catechesi dettata sulla Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi, in particolare ponendo l’accento sull’idea di “consolazione”, per dire l’urgenza di (ri)conoscere e (ri)mettere al centro della vicenda umana, personale e comunitaria, individuale e collettiva, sociale ed ecclesiale, la realtà costitutiva ed essenziale, in cui tutto si ricapitola, che è “in principio”: quel “Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione”.
Il terzo, infine, un richiamo, affettuoso, quanto esplicito: occorre interpretare nel modo giusto l’invito al cammino sinodale, anche nella Chiesa che è in Ivrea.
Perché nel modo giusto? C’è qualche modalità “impropria” che tende insidie?
Forse, appunto, un fraintendimento.
Non si sta svolgendo “il Sinodo”.
Si sta intraprendendo un cammino che assiste ed assisterà il futuro Sinodo dei Vescovi.
Le Chiese locali sono chiamate a compiere un itinerario comune che accompagni e dia elementi a quell’ (altra) occasione di riflessione.
Un itinerario a sua volta scandito da tre momenti: quello attuale, che la Cei ha suggerito essere il momento “narrativo”.
Cioè quello in cui le Chiese locali ed i loro singoli protagonisti “si parlano”, si confrontano vivendo (o, almeno, ricercando coerentemente) una relazione di fraternità.
Poi ci sarà quello “sapienziale” ed, infine, quello “profetico”.
Stiamo, dunque, all’oggi, approfittando delle settimane ancora rimanenti per rendere più fecondo questo dialogo.
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L’incontro si è svolto nella splendida cornice duecentesca della Chiesa di San Francesco, messa a disposizione dalle Suore Figlie di Maria Stella del Mattino, ospiti tutti del Parroco di Rivarolo Canavese, Don Raffaele Roffino.