E’ un brano molto ricco e intenso in cui l’evangelista Giovanni riprende e riassume l’essenza dell’annuncio evangelico, cioè il comandamento dell’amore: “ Come il Padre ha amato me anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore… Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. E’ come un’onda che ritorna, si infrange e si ripete più ricca. Mentre i vangeli sinottici, citando il Levitico, dicono di amare il prossimo come se stessi, qui la proposta è più radicale: amare come Dio ci ama, come Gesù ha amato, dando la sua vita per amore, amando e perdonando anche i nemici. E’ una dimensione d’amore immensa, che dà le vertigini, ma che ci viene proposta come irrinunciabile. Tra gli amici di Gesù non esiste più altra legge che non sia quella di donare la vita gli uni per gli altri.
Collegato con questo è il tema della gioia: “Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. La gioia è il frutto di questo dono dell’amore ricevuto e accolto in profondità. “Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia…Coloro che si lasciano salvare da lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore , dall’isolamento” dice Papa Francesco.
La terza affermazione importante è che non siamo più servi, ma amici assunti, come Cristo, quali figli del Dio che ci è Padre. Figli, cioè, secondo la cultura ebraica, persone che si comportano come il padre.
Come non sentirsi impegnati oggi a dare un volto concreto a questo comandamento dell’amore?
Siamo in un tempo in cui sembrano prevalere le sconfitte dell’amore: gli odi, le separazioni, le violenze. Eppure l’amore è una realtà fondante per ogni uomo e richiede un cammino di apprendimento e di purificazione.
In questa direzione ci sono almeno due percorsi che sembrano rispondere sia all’appello evangelico sia alle emergenze attuali.
Innanzitutto l’accoglienza senza discriminazioni, senza pregiudizi e attenta alla dignità delle persone. Accogliere, perché si è stati accolti e amati, perché si vuole diffondere un po’ della vita ricevuta; accogliere con la capacità di identificarsi con l’altro, con le sue sofferenze e aspirazioni. Oggi molti di quelli che hanno bisogno di accoglienza sono invisibili ai nostri occhi e alla nostra sensibilità: vanno cercati, come Gesù cerca la Cananea e la Samaritana.
E poi la cura, cioè la premura amorevole verso le persone e tutto il mondo vivente.
C’è un filo multicolore che da Cristo arriva fino a noi costruito dalle tante persone che hanno praticato questo Amore.
Rosanna Tos