Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
(Luisa Martinoli)
In questa sesta domenica del tempo ordinario, l’evangelista Luca ci presenta il “Discorso delle Beatitudini”. Gesù ha con sé gli apostoli e si ferma in un luogo non precisato; è circondato da una grande folla proveniente dalla Giudea, da Gerusalemme e anche da zone più lontane. Tutti hanno lo sguardo rivolto a lui e attendono le sue parole come per calmare le loro ansie e le loro attese. Gesù, dopo aver alzato gli occhi verso i discepoli quasi per avere la certezza della loro attenzione, inizia a parlare: è il “Discorso delle Beatitudini”.
Per quattro volte leggiamo frasi molto brevi che iniziano con l’espressione “Beati”: a esser definiti tali sono, in sequela, i poveri, coloro che hanno fame, coloro che piangono e coloro che sono insultati e disprezzati “a causa del figlio dell’Uomo”. Si potrebbe pensare che la prima “Beatitudine” riassuma in sé anche le altre: infatti la categoria dei poveri non comprende solo coloro che non hanno mezzi economici e quindi sono affamati e piangono per la loro situazione, ma anche coloro che sono sbeffeggiati e irrisi per aver scelto di seguire Gesù. Tutti questi “Beati” avranno, un giorno, una grande ricompensa nel Regno dei Cieli.
Poi, Gesù nella sua predicazione, si rivolge ai ricchi iniziando con un “Guai voi” che fa da rimando all’espressione “Beati”. E preannuncia il rovesciamento della situazione di agiatezza e lusso in cui vivono: i ricchi avranno fame, conosceranno il dolore, il pianto, la derisione.
Il brano evangelico non accenna alla reazione della folla. Probabilmente sarà rimasta sconcertata perché quel Maestro, non aveva fatto promesse lusinghiere, non aveva blandito la coscienza di alcuno, né aveva cercato consensi. Le parole di Gesù ribaltano la mentalità comune e spesso dominante che sovrastima le ricchezze, la posizione sociale, l’importanza delle relazioni. Contro i ricchi, Gesù non solo in questa occasione, ( si ricordi il monito “È più facile che un cammello…”) usa toni sferzanti che non danno possibilità di replica. Ma la condanna, dura, allora come oggi non è presa in considerazione, non scardina una certa mentalità diffusa per cui il ricco e ritenuto vincente, ossequiato e quasi giustificato in ogni suo comportamento. Al contrario, chi è povero, emarginato, sofferente e solo è tenuto lontano, non ha amici importanti, non dà lustro a nessuno. Invece Gesù, così come condanna i ricchi, esalta i poveri e promette loro “ricompensa grande nel Regno dei Cieli”.
Questa pagina di Vangelo, così densa di contenuti e così limpida nella sua immediatezza, pone tanti interrogativi alle nostre coscienze. Quante volte noi cristiani abbiamo avuto atteggiamenti di sufficienza o di scarsa considerazione verso chi ha chiesto il nostro aiuto, spesso insistendo per necessità… Al contrario, ci siamo mostrati ossequienti verso i ricchi, verso le persone importanti magari in vista di qualche ”ritorno” se non immediato, sicuramente nel tempo.
Gesù ci esorta a stare dalla parte dei poveri e ci sollecita ad adoperarci per una società più giusta dove le diseguaglianze e le ingiustizie siano meno diffuse e stridenti.