II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia (ANNO A)
Otto giorni dopo venne Gesù
(diacono Marco Florio)
La Domenica dopo Pasqua, che viene chiamata dalla Chiesa Domenica della Divina Misericordia, ci presenta i discepoli di Gesù che, anche se sapevano che era risorto, avevano timore dei giudei e stavano chiusi tutti in una stanza. “Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.”
Pace è venuto a portare. Non preoccupatevi dei giudei. Lo hanno ucciso mettendolo in croce. Lo hanno deriso, sputato, fustigato, tradito. Quello che aveva insegnato non faceva e non fa parte dei canoni del mondo, del potere di questo mondo. Era stata bella la loro storia. È durata tre anni? Ma tutti pensavano e pensano che sia finita quando hanno visto che il Padre non lo staccava dal legno. Anche i discepoli si sono dispersi. Hanno avuto paura. Sono tornati a fare quello che facevano prima che si incontrassero.
La Misericordia e l’Amore del Padre lo hanno riportato fra i suoi, che ama, guardate le sue ferite: è Lui! “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Ecco, il primo compito che Gesù ha dato alla Chiesa è stato quello di perdonare.
Non dobbiamo pensare di essere impeccabili. All’inizio di ogni celebrazione eucaristica ci battiamo il petto per chiedere perdono, riconoscendo la nostra fragilità di creature. In noi vi è la consapevolezza dei nostri peccati, ma vi è anche la certezza che possano essere sempre vinti e perdonati dalla misericordia di Dio attraverso il sacramento della Riconciliazione.
La Chiesa allora non è la comunità che non pecca, ma è la comunità dove si perdona il peccato.
Il Vangelo prosegue inserendo la figura di Tommaso detto Didimo, che significa “gemello”, che non era presente quando Gesù era venuto. “Gemello” nostro, Tommaso. Lui non crede che Gesù sia venuto in mezzo ai suoi amici. E anzi dice: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”.
Ma Gesù ama i testardi e otto giorni dopo si ripresenta. Dice a Tommaso di mettere le dita nelle sue ferite e Tommaso, dopo aver toccato, si butta in ginocchio e dice: “Mio Signore e mio Dio!” Ecco, solo con questa testardaggine, con lo stupore e l’amore di Tommaso e la forza dello Spirito Santo siamo mandati, siamo amati, amiamo, cerchiamo la pace, portiamola in mezzo alla gente, nel nostro bisogno di perdono, impariamo ad accogliere, a perdonare, a essere misericordiosi.
In questo momento della nostra storia questi bisogni diventano pressanti. Gesù oggi come duemila anni fa varca le porte chiuse delle nostre case e ci saluta: “Pace a voi”. A voi che avete paura. A voi che non potete uscire di casa.
Voi oggi non riuscite a vedere, a comprendere le mie ferite se non le toccate nel vostro fratello. Anche con le ferite noi siamo fatti per la felicità, affidandoci alla misericordia e al perdono, soccorrendo i nostri fratelli, aprendo il nostro cuore all’altro, adorando Gesù nostro Salvatore.
(Gv 20,19-31) La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».