(elisabetta acide) – Era l’anno 1974 e Papa Paolo VI in “spirito e verità”, nell’impulso del C.E. V. II°, emanava l’ Esortazione Apostolica “Marialis Cultus”.

Leggi cliccando qui il testo integrale della Marialis Cultus –

Ricordiamo che l’Esortazione Apostolica (Adhortatio Apostolica) è un documento elaborato dal Papa, importante perché rivolto in modo specifico “ai cattolici”; la logica della “lettera ai Vescovi”, che già dall’Introduzione chiarisce la logica del “culto mariano”: “cristiano  perché da Cristo trae origine ed efficacia, in Cristo trova compiuta espressione e per mezzo di Cristo, nello Spirito, conduce al Padre”.

In un tempo che necessitava del “rinnovamento” liturgico, il Santo Padre, “recuperava” la logica e la prassi della “pietà popolare” con le linee importanti del “culto mariano” e del “posto che la beata Vergine occupa nel culto della Chiesa, (per) … favorire lo sviluppo di quella devozione alla Vergine che, nella Chiesa, trae le sue motivazioni dalla Parola di Dio e si esercita nello Spirito di Cristo”.

Ai “pastori”, dunque, veniva “indicata” la “strada” della “devozione mariana” nella Chiesa e la sua “logica” nel Rito Romano.

Un “atto di coraggio” e di “lungimiranza”, con quelle immagini “speciali” di Maria: Vergine in ascolto (n. 17), la Vergine in preghiera (n. 18), la Vergine Madre (n. 19), la Vergine offerente (n. 20).

Da quelle parole emergeva chiara e “connotata”, al figura della Madre di Gesù, “modello” per ogni cristiano.

“Modello” di vita cristiana, esempio di fede e di umiltà, rinuncia a sè; di obbedienza e fiducia. Sguardo di speranza  e  di attesa…

Credo che la sintesi dell’Esortazione potrebbe essere concentrata nella frase: “Con e come Maria”.

Quel “silenzio su Maria”, finalmente, in modo autorevole, veniva “rotto” dalle parole pregnanti del Santo Padre, con quelle parole che, a partire dalla Parola, rinnovavano quel “Con e quel Come”, così importante per i cristiani che, attraverso la “stella”, si incamminavano per la strada di Cristo.

Maria è “nella” Chiesa, e della Chiesa è “Madre”: “Vergine madre, figlia del Tuo Figlio…” ( Dante Alighieri, Paradiso canto XXXIII) e madre di ogni cristiano.

Paolo VI aveva già dichiarato Maria Vergine “Madre della Chiesa” (il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II), venerazione ripresa ancora da Giovanni Paolo II nel 1980 e “fissata” da Papa Francesco nel 2018, al lunedì della festa di Pentecoste.

Al numero 19  viene ricordato che “Maria è, la “Vergine madre, cioè colei che per la sua fede e obbedienza generò sulla terra lo stesso Figlio del Padre, senza contatto con uomo, ma adombrata dallo Spirito Santo”.

Vergine madre, modello di fede, di speranza e carità.

Modello di madre che abbraccia il Figlio e per il Figlio, abbraccia tutti noi.

Modello di sollecitudine, che parte, che si reca a “visitare”, a “portare” se stessa e Dio alla cugina ed al mondo.

Quel brano del Vangelo di S. Giovanni che ci racconta Maria nella sua dignità, donna “in piedi” davanti al Figlio sofferente, “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. (Gv 19, 25-27).

L’ “Eccomi” fino alla fine, davanti alla sofferenza, quella del Figlio e la sua, ma “in piedi”, con quello “sta” che esorta anche noi a “stare” nella Chiesa, con fede, speranza e carità.

Ecco allora il “culto mariano” proposto ed auspicato dal Papa, ad “assumerla come modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene, vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode” , a colei che “tutte le generazioni” chiameranno beata” (Lc 1,48).

Nella Chiesa per vivere il Mistero di Cristo.

Il Papa ha sottolineato come Maria ha incarnato ed è modello di chi deve “incarnare” l’ “atteggiamento spirituale con cui la Chiesa celebra e vive i divini misteri.”

Le immagini proposte dal Papa Paolo VI sono elementi di profonda riflessioni anche per i cristiani di oggi : ( numeri 17-18) “Vergine in ascolto” e “Vergine in preghiera”.

Per questo mese mariano varrebbe la pena soffermarci a riflettere proprio su questi attributi della Vergine.

Maria ci porta Cristo e ci porta a Cristo.

Maria “maestra di vita spirituale”(21), lei che ha “magnificato” Dio, ci insegna a “pregare” in modo nuovo.

Anche la nostra preghiera dovrebbe essere “pregnata” della lode a Dio, attraverso Maria, impariamo le “lodi” per magnificare Colui che si è “chinato” sull’uomo per insegnare l’amore all’uomo.

Maria “porta” verso Cristo: ogni Ave Maria è una “sintesi” di Vangelo di Luca che ci racconta la “logica” di Dio nel Mistero dell’Incarnazione (Lc 1) , una donna in preghiera che si fa preghiera, donna in attesa che si fa attesa, donna in ascolto che si fa meditazione e contemplazione, donna che si fa “donna di Dio”.

Ci apprestiamo a iniziare il mese “mariano” (abbiamo già, dalle righe di Risvegliopopolare.it sottolineato come il culto a Maria non può essere solo  “riservato” o “intensificato” in alcuni mesi dell’anno)

Leggi qui l’articolo precedente, citato – 

anche con la recita quotidiana del Santo rosario, preghiera mariana per eccellenza, preghiera di intercessione e di lode.

La “successione” di quelle “Ave o Maria”, che non  è solo una “formula” di saluto, ma una autentica “esplosione” di gioia: “Rallegrati!”

La gioia più bella, quella che viene da Dio, quella della Grazia.

Colei che è “Stata riempita della Grazia” , “prega per noi”.

Sembra un “paradosso”: noi preghiamo lei ed  a lei chiediamo di “pregare per noi”…

Sì l’umiltà della preghiera, il “modello” di Maria, Maria che è “vicina” a Dio, al Figlio, ci “avvicina”, ci rende “familiari” con Dio, ci guida, ci conduce, intercede, prega per noi, per noi che a lei ci affidiamo, affinchè ci conduca a Lui.

Maria l’ “amata” ci porta all’Amore.

La “Benedetta” Madre del “Benedetto” ci porta la “benedizione” di quel Dio che “dice bene” di noi.

La “Madre di Dio” prega per noi. Perché noi spesso, non sappiamo pregare…

“Prega per noi” che spesso non riusciamo a “pregare”.

“Prega per noi”, perché spesso, con la nostra presunzione, chiediamo ciò che volgiamo e non ciò che è bene per noi.

“Prega per noi” perché anche noi possiamo pregare gli uni per gli altri.

“Prega per noi” perché la morte non ci colga impreparati, ma perché riusciamo a “stare” davanti alla morte, come tu, Maria, “sei stata” sotto la croce di tuo Figlio.

“Prega per noi”, tu che sei la Speranza dei cristiani (Marialis Cultis 32).

Azzardo una piccola “nota”: in molte comunità la recita del Santo Rosario è pratica quotidiana, segno dell’affidamento a Maria ed orientamento “cristologico” della comunità.

Ci dobbiamo impegnare di più, laici e presbiteri, per la diffusione di questa preghiera, che è anche occasione di incontro tra Pastore e gregge.

Papa Paolo VI, proprio nella sua Esortazione (M.C.), dal numero 42 a numero 45, dedica a questo “pio esercizio” di cui sottolinea come, i predecessori, abbiano dato “attenzione e premurosa sollecitudine: ne hanno più volte raccomandata la recita frequente, favorita la diffusione, illustrata la natura, riconosciuta l’attitudine a sviluppare una preghiera contemplativa, che è insieme di lode e di supplica, ricordata la connaturale efficacia nel promuovere la vita cristiana e l’impegno apostolico.” (42)

Enunciazione e Contemplazione dei “Misteri”, diventano “preghiera della Chiesa”, insieme, laici e sacerdoti, di quel Mistero di Incarnazione e Salvezza che “redime” la vita di ogni uomo.

Potrebbe essere un “impegno” di ogni comunità, allora, proprio nel mese di maggio, non “lasciare” ai fedeli la solitaria recita del santo Rosario, ma  “recuperare” il “senso” della preghiera, proprio nelle comunità, insieme, come gli apostoli e Maria insieme nel cenacolo,  con quello spirito auspicato da Papa Paolo VI, il “valore dell’azione liturgica” (48) che rende “familiare” il Mistero di Cristo.

Contempliamo l’”orazione” a Maria con le dieci “Ave Maria” e il “Padre nostro”, insegnataci come preghiera da Cristo che ci invita a chiamare “Padre”, ed a “chiamarci fratelli” e facciamolo come Chiesa, “insieme” perché  “In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà.  Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 19-20).

La recita del Santo Rosario è preghiera e poesia.

La  “poesia” della lode a colei che ci ha donato Cristo e che ci “guida” a Cristo,  come quei versi di Francesco Petrarca: “Vergine bella, che di sol vestita,  coronata di stelle, al sommo Sole  piacesti sì che ‘n te sua luce ascose… Vergine pura, d’ogni parte intera, del tuo parto gentil figliola et madre,
ch’allumi questa vita, et l’altra adorni, per te il tuo figlio, et quel del sommo Padre, o fenestra del ciel lucente altera,venne a salvarne in su li extremi giorni ” (Canzoniere 366).

A colei che piacque a Dio “piena di Grazia”.

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