Prosegue la nostra rubrica di “avvicinamento” al mese mariano: ma si continuerà e, da domani, si intitolerà “lungo il mese di maggio”. Per vivere con fede e impegno il mese mariano, nella compagnia di figli alla Madre di Dio, della Chiesa, dell’umanità.
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(elisabetta acide) – “Totus Tuus “ all’ incipit ricordiamo il motto apostolico di san Giovanni Paolo II, che esprimeva la sua devozione mariana.
Ma la frase nella sua interezza è l’ espressione di quell’ “affidamento” che racconta la profonda devozione alla Madre del Signore:
”Totus tuus ego sum et omnia mea Tua sunt. […] Accipio Te in mea omnia. Praebe mihi cor Tuum, Maria” (“sono tutto tuo e tutto ciò che è mio è tuo. […] Ti accolgo come ogni mio bene. Offrimi il tuo cuore, o Maria.”).
La dobbiamo a San Luigi Maria Grignion de Monfort (di cui Papa Giovanni Paolo II era devoto) e la leggiamo nel Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, del 1712 ma pubblicato solo nel 1834 a causa del perdurante giansenismo; lui che amava definirsi “servo di Maria”, sottolinea con parole semplici, la bellezza del “modello” del Vangelo per “ imitare Cristo”.
Convinto che occorresse “seguire Maria” per “ trovare Gesù Cristo”, si prodigò alla diffusione del culto mariano.
Già dall’ introduzione dell’ opera ci accorgiamo che Luigi traccia in modo chiaro quella “mariologia” che troverà poi ampie occasioni di riflessione nei secoli successivi: al Numero 1 si sottolinea “E’ per mezzo della Santa Vergine Maria che Gesù Cristo è venuto al mondo ed è ancora per mezzo di lei che deve regnare nel mondo.”
E prosegue (2.)”Maria ha vissuto una vita molto nascosta” fino ad affermare: “Maria è l’eccelso capolavoro dell’Altissimo”(5).
Con lucida attenzione teologica, al capitolo primo, si sofferma sull’ importanza dell’ Incarnazione e della realizzazione del piano di salvezza di Dio, proprio attraverso Maria.
Un capolavoro l’ affermazione al numero 27:
“La grazia perfeziona la natura, e la gloria perfeziona la grazia. E’ dunque certo che Cristo Signore anche in cielo è ancora Figlio di Maria, come lo era sulla terra e quindi ha conservato la sottomissione e l’obbedienza del più perfetto dei figli nei riguardi della migliore di tutte le madri.”
Pare quasi di vedere Maria e il Figlio, per le strade di Palestina, come una madre ed un figlio, con una vita comune a tutte le madri ed a tutti i figli, con una vita di cose “custodite” e “affidate”, di insegnamenti e di “fate quello che vi dirà”.
Madre e figlio che “fanno la Volontà di Dio” ciascuno secondo il “piano” di redenzione, non per loro, ma per l’ umanità.
Forte della convinzione che l’esperienza dei santi e la lettura della Bibbia fosse necessaria per comprendere la devozione mariana, il “santo di Maria” nel suo scritto, cita numerose esperienze di devozione che hanno attraversato i tempi della storia della Chiesa, tracciando un vero e proprio “itinerario” della devozione mariana per la salvezza dell’uomo.
Maria “capolavoro delle mani di Dio” (50), viene dunque indicata, come Colei che consente “maggior conoscenza e gloria della Trinità”.
Precise e significative le “verità” citate dal santo, che forniscono la “motivazione” della devozione a Maria:
- “Gesù Cristo nostro Salvatore, vero Dio e vero Uomo, deve essere il fine ultimo di tutte le nostre devozioni” (61)
- “Da ciò che Gesù è nei nostri riguardi, bisogna concludere che noi non ci apparteniamo, come dice l’Apostolo, ma siano totalmente suoi, come suoi membri e suoi schiavi, che egli ha riscattato a caro prezzo, versando tutto il suo sangue.” (68)
- “ E’ dunque molto importante, per raggiungere la perfezione che si ottiene soltanto con l’unione a Gesù Cristo, saperci svuotare di ciò che vi è cattivo dentro di noi” (78)
- “Invochiamo con coraggio l’aiuto e l’intercessione di Maria nostra Madre: ella è buona e tenera, non c’è nulla in lei di austero e scostante, nulla di troppo alto e di troppo abbagliante; guardando lei, noi vediamo la nostra semplice natura. Ella non è il sole, che per la violenza dei suoi raggi potrebbe abbagliarci a causa della nostra debolezza; è invece bella e dolce come la luna, che riceve la luce dal sole e la tempera per renderla adatta alla nostra debole portata. E’ così piena di carità che non rigetta nessuno di coloro che invocano la sua intercessione, anche se sono peccatori; dicono i santi: non si è mai sentito dire, da che mondo è mondo, che qualcuno sia ricorso alla Vergine Santa con fiducia e perseveranza e sia stato da lei rifiutato”.( 85)
Nel “Trattato”, poi, si passa a “smascherare” le false devozioni (i devoti critici; i devoti scrupolosi; i devoti esteriori; i devoti presuntuosi; i devoti incostanti; i devoti ipocriti; i devoti interessati).
Intelligente analisi di “pratiche”, dove spesso, forse, tutti siamo “incappati” (come è “uguale” il mondo, esattamente come oltre 300 anni or sono), dove l’uomo per presunzione, superficialità, arroganza confonde le “preghiere” a Maria come richieste dettate dalla presunzione.
Si passa poi a ciò che dovrebbe caratterizzare la “vera devozione” che è: interiore; tenera; santa; costante; disinteressata.
Belli questi aggettivi: la devozione tenera e fiduciosa, per allontanare l’anima dal peccato, illuminarla e non permettere di “sbagliare cammino”.
Vale la pena, allora soffermarsi sulla pratica, semplice e concreta, alla portata di tutti, una pratica che viene descritta ed analizzata al nn.116-117 :
“Recitare con attenzione, devozione e semplicità il santo Rosario di quindici decine di Ave Maria, in onore dei quindici principali misteri di Gesù Cristo, o la corona di cinque decine, che è un terzo del Rosario, in onore dei cinque misteri della gioia, che sono…( e li descrive tutti ) fino alla Incoronazione da parte delle tre Persone della santissima Trinità”.
Il Santo Rosario diventa la “narrazione” di Maria Madre di Dio con la sua fede senza “crepe”, abbandono fiducioso, offerta per la salvezza del mondo.
C’è una espressione del Vangelo di Luca che descrive ciò che nel santo Rosario, con la successione delle Ave Maria e la contemplazione dei “Misteri” della sua vita e di quella del Figlio, noi sottolineiamo: “Beata colei che ha creduto”(Lc 1,45).
Maria “tramite”, per Grazia ed obbedienza, del dono di Dio.
Il “disegno” antico e nuovo del “progetto”, di quel “programma” che Dio ha pensato “fin dall’eternità”, oltre i “pensieri” dell’uomo e che trova in questa donna “casa” per il Figlio di Dio. La “dimora” e la “via”.
Donna – madre che si fa grembo per Dio, donna che “apre” la sua vita a Dio perché diventi “storia umana”, donna- madre per la Chiesa “generatrice” di figli.
Figli “modellati” a Cristo, che hanno bisogno di una Madre, che “indichi”, che “conduca”, con paziente attesa e speranza a Cristo.
Come quando si percorre la strada per salire in montagna: si sceglie la via “migliore”, ecco Maria è la “strada perfetta” che conduce al Figlio.
Maria madre tenera, conduce, ama, protegge, difende e intercede.
Il Rosario, dunque, è l’espressione del fedele della fiducia in Dio, per intercessione di Maria.
Ripetere quel “saluto a Maria” è “immergersi nel Mistero dell’Incarnazione, è ripetere “Io credo” che per mezzo di Maria, per quel sì, Dio si è fatto uomo, che per quella Grazia, Dio è morto, risorto, ci ha donato una Madre, è asceso al cielo, e ritornerà.
Recitare il Santo Rosario è chiamare Maria come Madre; come quel bambino Gesù ha chiamato la sua di mamma e non l’ha tenuta per sé, l’ha donata al mondo, è riconoscere e abbandonarsi a colei che è “degna” della nostra fiducia perché prescelta da Dio per diventare la madre del Redentore, è riconoscere di aver bisogno di mediazione materna per “vedere” quel volto di Dio, così come è, non come noi vorremmo che fosse.
Il Santo Rosario è la preghiera “semplice” e importante, è la “contemplazione” di Cristo anche attraverso gli “occhi” di sua madre, ed ancora più bello, recitarlo insieme, perché è riconoscerci bisognosi della stessa madre, è condividere la “figliolanza”, la “fratellanza”, oltre l’individualismo e il soggettivismo.
Il Santo Rosario è preghiera di “unità” di figli, sicuri che nel suo cuore di madre c’è posto per tutti e il suo cuore è la “strada a Dio”.
Forse vale la pena ancora, leggere le righe che, a mio modesto parere, “illuminanti” del n. 120 del Trattato
di
S. Luigi Maria Grignion da Montfort: qui nel testo integrale –
“Poiché tutta la nostra perfezione consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo, la più perfetta di tutte le devozioni è senza dubbio quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria, tra tutte le creature, la più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Gesù Cristo Signore è la devozione alla Santa Vergine, sua Madre e che più un’anima sarà consacrata a Maria, più lo sarà a Gesù Cristo.”
Come cristiani e devoti a Maria, madre del Redentore, allora, dovremmo forse valorizzare con fede, la nostra “consacrazione” a Cristo attraverso Maria.
Proprio nel Santo Rosario, intercaliamo la recita delle 10 Ave Maria con la preghiera del Padre nostro: Gesù ci ha “lasciato” un Padre ed una Madre e noi siamo “figli” creati dall’Amore.
“Maria è veramente “Madre di Dio”, perché è la Madre del Figlio eterno di Dio fatto uomo, Dio lui stesso” ( Catechismo della Chiesa Cattolica n. 509) ed allora udiamo per noi quelle parole che Maria pronunciò quel giorno a Cana “Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5), parole per un progetto di vita e di fede.
Preghiamo in questo mese di maggio il Santo Rosario, fiduciosi che l’intercessione di Maria ci guiderà a Cristo per “affidarci” a Lui: non preoccupiamoci, abbiamo una “mamma” che ci indicherà la strada.
Maria è stata esempio di fede, proviamo anche noi ad essere “discepoli” fiduciosi, non perché “chiediamo miracoli”, ma perché sappiamo imparare da Maria a credere che il miracolo è “possibile”.
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